Ammetto di essere partito prevenuto con Snapchat. Ho cercato di uscire dalla mia mia zona di comfort per comprenderlo meglio, ho ascoltato i consigli dei colleghi entusiasti che lodavano la velocità e l’interfaccia innovativa, la nuova concezione visuale che vive del momento della fruizione e poi si spegne. Per sempre.
Snapchat si nutre di un micidiale mix di velocità e ordine, una pulizia degna di una sala operatoria. Qualsiasi azione comunicativa compiate sulla piattaforma verrà purificata e dimenticata nell’arco di 24 ore.
Ho seguito ottimi colleghi e blogger attivi sulla piattaforma, con l’obiettivo di imparare da loro come utilizzarla al meglio, capirne la grammatica e le potenzialità di una comunicazione che vive del momento e poi si spegne. Seguendoli ho appreso che, tranne in rarissimi casi, i contenuti riguardano la vita privata. Cene, tramonti, cani e figli. Che sono buffissimi con le orecchie di cane e quando vomitano arcobaleni. Che la loro vita è noiosa quanto la mia, che le sale da conferenza hanno luci orribili e che il Mac Donald è il ristorante più gettonato d’Italia.
Se questo è il contenuto che viene distribuito, apprezzo moltissimo che venga cancellato istantaneamente dal mio Smarphone, ma visto che sono ancora un sognatore, uno che “investe” tempo nel creare il Contenuto non riesco ad appassionarmi ad uno strumento che elimina quello che mi occupa tempo e energie.
Guardando i contenuti dei miei ottimi colleghi, immagino che la pensino come me. Lo dimostra la qualità del contenuto distribuito: chi vuole sprecare energie per qualcosa che sfuma subito?
Assieme a loro voglio fare questa riflessione. Perché dovremmo occupare uno spazio solo per il motivo che questo sarà sempre più popolare? Se lo strumento viene utilizzato per comunicazioni di natura personale e per nulla informativa lo sarà probabilmente anche in futuro.
Dato che il mio obiettivo di comunicatore è trasmettere conoscenza e informazioni che possano essere cercate, condivise e consultate, almeno nel medio periodo, mi sembra evidente che questa non è la mia piattaforma. Le sue regole sono troppo distanti dai miei obiettivi, il suo pubblico è troppo diverso da quello che cerco e, forse, come accusano i più, sono “anziano” per questo mezzo. Ma anziano non significa stupido. Una delle regole basilari del marketing dice, “vai dove c’è il tuo pubblico” e su Snapchat il mio pubblico non c’è.