Parlando con chi mi chiede delucidazioni sul personal branding nasce spesso una discussione che immancabilmente va a parare sulla frase: “il personal branding online non è importante quanto quello fatto di persona”. Sono molti a ritenere inutili le attività di consolidamento della propria immagine online, rispetto alla vecchia e cara cura delle amicizie reali e degli “immanicamenti” vari. Non che abbiano completamente torto: se conosci il presidente di una grossa multinazionale e questo ti assume hai vinto tutto e del profilo LinkedIn puoi proprio fregartene alla grande. Per tutti quelli che non hanno questa fortuna, che definirei rara, l’alternativa digitale è diventata l’unica àncora di salvezza in questo mondo a due velocità, in cui pochissimi hanno compreso le potenzialità dell’evoluzione digitale mentre la moltitudine continua a postare immagini di felini su Facebook.
Nel mondo del lavoro assumere attraverso le piattaforme digitali è diventata una pratica ormai consolidata. Se solo tre anni fa avessi scritto una frase del genere mi avrebbero preso per pazzo, ora è la prassi. Oltre alle aziende con cui sono in contatto, lo dimostrano i risultati dell’ultima intervista fatta a 1.855 reclutatori da parte di JobVite; i dati ovviamente non riguardano l’Italia, ma nazioni più veloci a recepire il cambiamento, resta il fatto che la tendenza è questa. Nella survey si può notare che il 73% dei reclutatori utilizza i social network per la ricerca del personale e che lo strumento più diffuso per scovare talenti è LinkedIn, scelto dal 94% dei selezionatori intervistati. Ottimo piazzamento anche per Facebook usato dal 66% dei “cacciatori di teste”. Gli approcci dei reclutatori sono differenti a seconda della piattaforma: LinkedIn viene utilizzata per cercare e contattare i candidati (95%), Facebook e Twitter per verificarne le informazioni, l’affidabilità e la reputazione. In fase di ricerca, gli elementi più apprezzati sono le esperienze, la versatilità culturale del candidato e i post che mettono in risalto il valore nel suo ambito. Molto interessanti sono i motivi per cui un candidato non viene scelto: l’irriverenza è un fattore negativo per il 63% dei selezionatori, ma anche scrivere con errori grammaticali (66%), fare uso di droghe (83%), postare contenuti sessuali (70%). Viene invece visto con benevolenza il candidato che si impegna in attività di volontariato sociale (65%).
Oggi, più che essere voi a “cercare lavoro” in senso letterale, dovete essere in grado di utilizzare tutti gli strumenti e le tecniche che vi mettano nelle condizioni di essere trovati dai reclutatori. Fare in modo di attirare l’attenzione su di voi e sui vostri contenuti professionali significa curare la vostra reputazione e dimostrare di avere un comportamento sociale adeguato.