Ieri il ministro Franceschini ha presentato il sito che dovrebbe servire a “valorizzare tutto il Paese e fare in modo che milioni di visitatori allunghino il più possibile il loro viaggio nel nostro Paese” in occasione dell’EXPO in cui sono attesi visitatori da ogni parte del mondo. Un’occasione che non dovremo farci sfuggire, visto che l’Italia detiene un terzo del patrimonio culturale mondiale e ha altrettante attrattive sia paesaggistiche che gastronomiche.
Le polemiche sono divampate quasi istantaneamente e, come rileva la società di monitoraggio reputazionale The Fool, il web ha accolto l’operazione in modo decisamente critico. In poche ore si sono contati quasi 12.000 tweet che hanno consentito di portare l’hashtag in cima ai temi di tendenza. (questa l’analisi http://twitter.reputationmonitor.it/20150125-verybello/ )
Il problema tecnico
Tecnicamente il sito è un calendario temporale a schede contenute in un’unica pagina, struttura discutibile che non consente di copiare comodamente il link e condividerlo su blog e social network (questo è penalizzante anche dal punto di vista SEO). Si può ottenere un accesso diretto alla scheda solamente con l’apposito pulsantino di condivisione, quando funziona.
Mancano la pagina di policy, la traduzione in altre lingue e l’accessibilità di legge, ma la cosa veramente bizzarra è che risulta intestato ad un’azienda privata (i creatori del sito).
Il problema di comunicazione
VeryBello! è un nome particolare, che tuttavia non mi fa gridare allo scandalo. Poteva essere peggio: l’avrebbero potuto chiamare expoeventitalia.it o italiaexpo2015.it o con altri nomi tristi e grigi. La pubblica amministrazione ci ha abituati a scelte, sempre in ambito turistico, decisamente stravaganti come il dominio del sito turistico del Veneto (veneto.to) registrato a Tuvalu oppure l’attività promozionale della regione Lazio che aggancia un hashtag usato tra i giovanissimi, #BellaZio, declinato ai suoi scopi #BelLazio.
VeryBello! è un nome che si fa ricordare, perché assomiglia ad un famoso brano di Dean Martin, “that’s amore” in cui l’Italia e gli italiani vengono percepiti come “brava gente” dedita a sfornare pizze e suonare tarantelle. Forse è questa l’immagine vincente dell’Italia all’estero, a patto che traducano il sito in altre lingue: un paese che è stato la culla della cultura e della bellezza, che ha smarrito la via per l’innovazione rimanendo comunque un luogo da visitare per godere della sue bellezze, verybelle.
In una situazione come questa, mi chiedo che fine abbia fatto Riccardo Luna; evidentemente non è stato interpellato, perché avrebbe detto a Franceschini, “fermo, sciocco, tutto da rifare!“.
UPDATE: Riccardo Luna si è fatto sentire qua: http://digitalchampions.it/archives/verybello-come-trasformare-una-disfatta-una-opportunita/