Per mesi ho vissuto un terribile imbarazzo, comune a molti che fanno il mio stesso lavoro: spiegare con parole semplici in cosa consiste. A prima vista semplice, si è rivelata un’operazione complessa; in primo luogo perché a farti questo tipo di domanda non è un addetto ai lavori e spesso non sa neppure cosa sia Twitter, secondariamente perché il mix di attività è tale che riassumerlo in poche parole, per gente che si occupa d’altro, non è impresa facile.
Nell’immaginario di chi non fa questo mestiere è visto come il lavoro più bello del mondo, infatti un buon 50% di chi parla con me dice frasi come: “che fortuna, tu stai davanti al PC a smanettare su Facebook mentre io mi spacco la schiena nel negozio di sigarette elettroniche”, oppure, “bella vita eh?! quando ritorni a lavorare? tu hai capito tutto dalla vita, basta imparare qualche trucco su internet per rivenderselo”. È un dato di fatto: chi ci vede impegnati su social e affini pensa di noi che non facciamo nulla.
La risposta
Alla fine ho scoperto che nel 90% dei casi posso risolverla rispondendo alla domanda con un’altra domanda: “Tu quando cerchi un indirizzo o un numero di telefono dove cerchi?”, la risposta è sempre “online” (alcuni pazzi mi dicono di custodire gelosamente un elenco del telefono del 1994, “in cui c’è tutto!”). Passo alla domanda successiva chiedendo, “se vuoi informarti se un prodotto fa al caso tuo e non puoi recarti in negozio, dove cerchi?”, risposta scontata. Concludo dicendo: “favorisco attraverso operazioni di digital marketing la visibilità e la buona reputazione di aziende e professionisti. Misurando, monitorando e formandoli per consentire loro di costruirsi una comunità di potenziali clienti e indirizzandoli verso una comunicazione efficace e onesta. Questo perché nel web, al contrario che negli altri media a senso unico, la reputazione e la trasparenza o te la fai tu o te la fanno gli altri”.
Per il rimanente 10% che continua a non capire rispondo: “cazzeggio su Facebook”, e loro, “ma ti pagano?! sei un fottuto genio!”