I tool di monitoraggio sono diventati strumenti indispensabili per il nostro lavoro, oggi sono fruibili anche da chi non ha grandi budget (addirittura ne è uscito uno free), servono a misurare le performance di un hashtag o di determinate parole chiave nelle conversazioni, sia sul web che sui social.
Questi strumenti si assomigliano tutti, misurano due fattori inequivocabili che sono: il numero delle conversazioni (buzz) e il numero di quelli coinvolti (engagement), questi ultimi a suon di condivisioni, like e commenti. Ma di altre due mi sfugge l’utilità e soprattutto la veridicità:

Sentiment
In molti casi neppure gli esseri umani riescono ad interpretare l’ironia (il recente caso di #UnaSmartPerRudy è un esempio lampante), il sarcasmo e la raffinata presa in giro. Figuriamoci un algoritmo, magari scritto da programmatori canadesi che cercano di adattarlo a tutte le lingue, la cosa che ho notato e che interpretano le faccine dei post, :( commento negativo, oppure :) sentimento positivo.

Reach
Il reach rimane il mistero più oscuro. In pratica questo dato si riferisce alla somma di tutti quelli che hanno parlato dell’argomento per tutte le volte che ne hanno parlato sommando tutti i follower, fan, cerchie, contatti ecc. Faccio un esempio, se Tizio ha 1000 follower e parla 3 volte di un determinato argomento il reach avrà una portata potenziale di 3000 utenti raggiunti. Capite bene che se parlano in molti i numeri tendono a coprire tutta la popolazione planetaria con poche migliaia di tweet. Per blog e siti web il reach è spesso calcolato su dati Alexa, auguri…

Mentre per il sentiment non possiamo farci nulla se non passare uno a uno i messaggi a verifica (cosa impossibile se le conversazioni diventano migliaia), per il reach ho ideato una teoria che spero i più bravi di me possano confermarla o stroncarla in modo da farmi capire.

La regola del 1%

La teoria vuole che solo l’uno per cento di chi frequenta il web sia un utente attivo. Cito Wikipedia: “Studi su questo argomento, con risultati simili alla regola dell’1%, sono stati compiuti da Will Hill degli AT&T Laboratories e successivamente da Jakob Nielsen, che ha esteso il concetto di ineguaglianza partecipativa, prima legato alla politica ed all’economia, anche al mondo di Internet”. In pratica questa teoria ci dice che se uno si coinvolge significa che 99 sono stati a guardare.
Applicandola al reach possiamo immaginare che se 1000 si coinvolgono (engagement) 100.000 hanno visto.

Chiunque abbia idee a proposito si faccia avanti e mi illumini!