Quando sono salito al trentunesimo piano dell’Unicredit Tower non avrei mai immaginato di trovare il più grande guru (in questo caso la parola guru non è usata a sproposito) del marketing mondiale, seduto placido su un divano ad accogliere gli invitati che il giorno successivo avrebbero parlato al Philip Kotler Marketing Forum.
Di Kotler ho un ricordo bellissimo, un signore anziano molto dolce e disponibile: zero atteggiamenti da divo, e lui di motivi ne avrebbe per esserlo e una cordialità e gentilezza tipiche dei grandi che non hanno nulla da dimostrare. Ci ha pensato il giorno successivo, durante la sua lectio magistralis all’Università Bicocca di Milano, ad impressionare una platea di oltre mille persone presenti, con due ore di contenuti di altissima qualità, dimostrando la sua statura e la sua capacità di generare idee e innovazione nel marketing.
Ci ho messo giorni a elaborare questa esperienza. Personalmente ho capito che ad 84 anni uno può ancora salire sul palco e distribuire contenuti di spessore e inondare di idee e concetti una platea estasiata. Delle tante informazioni che ha detto l’inventore del marketing umanistico è proprio questa frase che più mi è rimasta in testa: “Il marketing è sempre di più relazione tra persone. Anche i brand ormai sono le persone” e riguardo ai clienti, “chi vende deve accettare che i clienti oggi sono molto informati e molto preparati”. Non valgono più le pubblicità a senso unico e il marchio aziendale non è più una garanzia che basta da sé, ma va costantemente alimentato da conversazioni e reputazione. Questo perché, da oggi, “il marketing consiste nel creare delle relazioni tra i clienti. Bisogna imparare a coinvolgerli nelle attività”. Non esisterà più un prodotto che non valorizzi la centralità delle persone sia nello suo sviluppo che nella sua stessa narrazione. “Le regole dello storytelling sono umanistiche”. Raccontare è importante e “per fare marketing umanistico bisogna cambiare il modo di esprimersi. Le parole possono fare la differenza”, perché, “vendere valore è molto più importante rispetto a vendere un prodotto” e “le persone sono sempre colpite da qualcosa che li stimola”. Al centro della narrazione ci sono le relazioni, “le relazioni fanno parte del marketing, sono uno strumento fondamentale per la diffusione e la condivisione”.
In tutta questa trasformazione digitale alcuni punti fermi esistono ancora, “nel marketing il primo passaggio deve sempre essere la creazione di consapevolezza, la customer awareness”. Non vi è vendita senza la conoscenza e il bisogno, ma avverte: “i punti vendita fisici sono ormai trattati come delle vetrine. L’acquisto poi è sempre più online”. Il digitale sta entrando anno dopo anno nella consuetudine di larghe fette di popolazione e dobbiamo investirci le giuste risorse.
Le persone sono tornate ad essere punti cardine delle attività di vendita, hanno ripreso in mano il destino dei prodotti e servizi, come accadeva prima del ‘900 e prima che i grossi tycoon dell’informazione dettassero le regole e detenessero la visibilità. Ora l’informazione (e la promozione) è diventata umana e soprattutto umanistica, disponibile per chiunque sappia comunicare.